KILIS
Kilis una città di poco più di 90.000 abitanti a pochi km dal confine siriano lungo la strada che conduce ad Aleppo.
Per la vicinanza a quella terra martoriata dalla guerra è uno dei primi “posti sicuri” dove i profughi trovano rifugio. Per questo motivo ci sono moltissime famiglie che si sono stabilite li.
Puoi capire l’epoca di arrivo di queste povere anime dalla loro collocazione nella città
i primi arrivati vivono in piccoli ambienti, per la maggior parte in stanze singole con annessi dei cucinini rimediati alla meglio e stanze divise spesso da pareti improvvisate fatte di tende o di teloni di plastica. Questa stessa tipologia di divisione si ritrova nei garage, alloggio delle migrazioni più recenti, locali freddissimi in inverno e caldi d’estate. Tappeti a terra e qualche materasso buttato li dove coricarsi di notte. Gli ultimi arrivati alloggiano in tende fatte di lamiere e teloni di plastica blu, qualcuno in case senza tetto sostituito sempre dallo stesso tipo di teloni. Come fonte di calore unico comune denominatore sono le stufe a carbone. Fuori dalla città c’è un campo come quelli che sono nel nostro immaginario gli unici luoghi dove i profughi possano trovare riparo. Tende una vicina all’altra ed un’ intera comunità che si è strutturata come una piccola città a se.
Abbiamo già fatto diverse missioni in questa città ed ogni volta è come ricevere uno schiaffo in faccia. La guerra, quella vera, l’ hanno conosciuta i nostri nonni, noi abbiamo in mente il ricordo dei loro racconti. Poi c’è quello che ci fanno vedere in tv o nei film ma il filtro del tubo catodico, la possibilità di spegnere o di cambiare canale edulcora ogni cosa. Trovarsi a contatto diretto con la cruda realtà è tutt’altro. I pochi giorni di missione sono un continuo di emozioni forti che difficilmente si riescono a raccontare. In queste missioni collaboriamo con l’associazione Time 4 life che ci onora dandoci il supporto del loro referente sul posto. Ogni volta portiamo vestiario e giochi poi sul posto acquistiamo beni di prima necessità. In inverno partecipiamo all’acquisto ed alla distribuzione del carbone che Time fa ormai da anni. In estate ciabatte per i bambini e durante tutto l’anno cerchiamo di sopperire alle varie necessità che Mimmo, il referente in loco, ci rende note.
Spiegare una missione a Kilis non è semplice...
Cosa avete fatto a Kilis?
Questa è la domanda che ci viene rivolta ad ogni missione che facciamo con quella destinazione.
Cosa abbiamo fatto ?
Cosa dire, andare a Kilis è un viaggio introspettivo e ogni volta si parte con un forte spirito di solidarietà. Quei bagagli preparati a più mani i giorni prima della partenza, i vestiti, i giochi, le scarpe riposte con amore e attenzione nei valigioni e tutto quello che riusciamo a sistemare nel rispetto dei kg disponibili, ci rende fieri e felici.
Poi si arriva a Kilis, si divide tutto e si preparano i sacchetti da distribuire, i pacchi alimentari, il carbone, i peluches, le macchinine, i colori e si va.
Al primo garage, trasformato dai profughi in modesta dimora, ci facciamo riconoscere e la serranda magicamente si apre.
Li ti accorgi che tutto quel bagaglio, quei beni preparati con cura, quei puntigliosi preparativi che si antepongono al viaggio, non ti hanno preparato affatto. Ti avvicini ed arriva il primo abbraccio, forte, tenace, sincero, e poi il secondo e poi un sorriso ed una mano che si apre a prendere la tua. E da lì sguardi, sorrisi e abbracci saranno il filo conduttore di ogni incontro. E tu non penserai ad altro. SI, scaricherai i beni necessari ma aspetterai come acqua nel deserto quel contatto umano che solo i bambini ti sanno dare.
Kilis ti stravolge l’anima. Se chiudi gli occhi ne senti gli odori, il vociare chiassoso dei bambini che gridano “Mimmo” (la nostra guida) come se quell’arrivo preludesse ad un giorno di festa, e la festa è sicura perché anche il più piccolo dono è ricevuto con un sospiro profondo come fosse il più bel dono del mondo.
A Kilis ci si saluta toccandosi il cuore, e guardandosi negli occhi e gli abbracci ricordano il valore che avevano un tempo anche per noi. Abbiamo consegnato pacchi alimentari da parte dei sostenitori e qualcuno da parte nostra, con il nostro contributo specifico dei pannoloni, dei sacchetti di arance ad ogni famiglia, del cioccolato da spalmare e del pane. Abbiamo coperto il fabbisogno di carbone per un mese delle famiglie sostenute. E poi si, ci siamo anche lasciati travolgere.
Ora si torna a casa ed alla domanda cosa avete fatto a Kilis c’è solo una risposta “abbiamo amato”.
Cosa possiamo fare (ed abbiamo fatto ad oggi) noi per aiutare?
Seguendo la nostra pagina fecebook troverete gli appelli che di volta in volta facciamo per indicare le cose che stiamo raccogliendo. Data la tipologia di viaggio riusciamo a portare con noi una quantità limitata sia in kg che in volume. Per questo si rende necessario ottimizzare i beni raccolti.
Puoi fare una donazione dedicata allo scopo. Indicando “per Kilis” nella causale della donazione i soldi inviati verranno utilizzati solo ed esclusivamente per acquistare in loco le cose necessarie ai profughi. Sempre seguendo la nostra pagina potrai scegliere anche di destinare il tuo aiuto ad una specifica raccolta. Di volta in volta facciamo richieste per “carbone per kilis” “ciabattine per Kilis” “giubbotti per Kilis” ecc ecc. Queste sono raccolte che abbiamo già fatto e che gestiamo direttamente con i nostri soci che si recano sul posto.
Come sempre fatto, in pieno spirito PRS, siamo andati di persona per
Dare il nostro aiuto sul campo
Portare quanto raccolto con l’aiuto di chi crede in noi
Verificare la realtà dei fatti e poter trasmettere qui da noi quella che è la situazione